venerdì 21 marzo 2008

II.


Come talvolta accade piu' il tempo va avanti piu' si torna indietro (almeno in apparenza) e le domande rimangono le stesse (sperando, ovviamente, che cambino le risposte o ancora meglio, le domande medesime...)
In questo caso la domanda e' la seguente (una vecchia conoscenza...): "mi butto?"
In realta' e' un falso quesito, perche'?
Perche' un quesito per il quale si e' gia' maturata la risposta, povero lui, cessa di essere tale...
Infatti, caro lettore, l'idea di buttarsi quando l'equilibrio e' troppo stabile e parziale, essendo piuttosto sconsiderata agli occhi di molti, risulta essere necessaria, in tempi di rovine di Ragioni illuministiche...
E poi, diciamocelo chiaramente, rimanere su un cubo sospeso nel vuoto da' anche una qualche sicurezza, ma alla lunga non produce molto se non, forse, molta alienazione.
Veniamo, dunque, alla vera incognita: dopo essersi buttato, cosa puo' accadere?
Le alternative sono tre (...tornera' spesso in questo blog...Lui: il Numero Perfetto):
1) Ci si sfracella
L'ipotesi, che gode di un certo fascino presso piccoli gruppi di adolescenti esistenzialisti di 15a generazione, e' teoricamente probabile ma praticamente, per uno di quei soventi e innumerevoli corto circuiti tra realta' e teoria, quasi impossibile.
Piu' probabili degli sfracellamenti ripetuti (piuttosto simili tra loro in forma e tempistica).
2) Si cade all'infinito.
L'ipotesi e' suggestiva dal punto di vista della fisica teorica ma alla lunga tende ad essere snervante...
3) Ci si imbatte in un fortuito (...ma noi, caro lettore, crediamo nella fortuita'?...) campo magnetico.
L'ipotesi piu' auspicabile ma anche la piu' improbabile,
senza ombra di dubbio.
PS.
Visto il contenuto universale (nell'accezione piu' bassa del termine...) del post, se ne sconsiglia una lettura contingente.

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