sabato 26 aprile 2008

Incipit Ritardatario

Caro Lettore, eccoci arrivati all'Incipit, necessario, ma materializzatosi con quel tanto di umanistico ritardo, che innocuo, contraddistingue la mitezza dello scorrere del tempo nelle terre che si affacciano sul nostro (mai abbastanza celebrato) mare Mediterraneo.
Non ti nascondo, visto il rapporto di assoluta sincerita' che ci lega, che a tale pratica di rilassatezza si e' sommata una piu' rigida (...e chissa' quanto utile...) ricerca di simmetria che ha ulteriormente ritardato l'apparizione di questo quadro di intenti.
Ma non indugiamo oltre, caro lettore, perche' il tempo e' il bene piu' prezioso e, come sovente avviene, iniziamo dal Titolo.

Perche' "Capriccio"?
Perche' per "Capriccio" si intende sia un "Desiderio, un' idea, un progetto, un'azione o un discorso improvviso e bizzarro" (SIN. Ghiribizzo, Grillo ...) che una "stampa o un dipinto assemblanti dati reali in una figura, scena o veduta fantastica, talora estrosa o bizzarra".

Nella prima accezione si parla percio' di qualcosa di inaspettato, gratuito, fantasioso, curioso, interessante, magari paradossale e percio' piu' vero del "vero" logico, qualcosa di SUPERFLUO e DUNQUE di assolutamente NECESSARIO.

Nella seconda invece si fa riferimento a quel genere nel quale la reinterpretazione di elementi reali, filtrati dalla fantasia dell'autore, concorrono a creare altri quadri, a loro volta esistenti, seppur non nel mondo delle (cosiddette) cose reali; un genere che sfida, inoltre, nel suo apparente paradosso, la distinzione (per molta parte fittizia) tra classico e barocco, tra vezzi e sensibilita' da Ancien Régime e Secolo dei Lumi (come dimostrano i numerosi e fantasiosi Contes Philosophiques ambientati nei piu' disparati e affascinati scenari esotici, dei quali spesso rimangono piu' vive le immagini che le idee... ).

Ma ora, caro Lettore, veniamo alla pagina delle "Rovine".
Pagina allo stesso tempo dolente e splendente.
Esistono, infatti, caro Lettore, due tipi di Rovine: la loro qualita' e' antitetica, e varia a seconda di cio' che furono prima di diventare tali.
Il primo tipo riguarda cio' che resta di citta', interiori ed esteriori, nate morte, i cui resti meritano solo di essere ridotti in polvere da uno Zefiro implacabile.
Il secondo tipo riguarda,invece, i resti delle citta' splendenti, delle opere grandiose, delle esplosioni di vita che hanno avuto come unica colpa di aver voluto travalicare i propri limiti per splendere ancora di piu', non tenendo conto, unica colpa mai perdonata dall' Ordine delle Cose, delle necessita' dei tempi e della saggezza.
Su quelle rovine, sul loro ricordo e sul loro imprescindibile monito, potranno nascere citta' ancora piu' splendenti e, finalmente, imperiture.

Un'avvertenza, caro lettore: questo blog verra' redatto seguendo delle regole est/etiche invisibili (e indivisibili): che cio' non ti spaventi!
Ci sono infatti regole che emanano un olezzo di religione e/o di cieca e imposta obbedienza, ma non e' questo il caso, e su questo, caro lettore, ti posso rassicurare fuori di ogni dubbio.
Esiste, infatti, un terzo tipo di regole, e sono quelle del gioco: regole che ci si assegna in piena liberta' e all'interno delle quali si decide di muoversi per connotare un percorso che, a seconda della disposizione dei cippi che ne delimitano i bordi, puo' assumere mille forme diverse.

Ma ora si e' fatto tardi, caro lettore, e credo di avere gia' abusato abbastanza della tua attenzione.Passa una buona notte, in attesa di un giorno ancora piu' splendente.