mercoledì 3 settembre 2008

Ritorno con Rovine



Tornare nella decaduta capitale dell'Impero dopo lunghe permanenze in terre straniere, caro Lettore, e' sempre cosa perigliosa. A tormentare il viaggiatore di ritorno nella propria citta' concorrono due ordini di problemi: uno estetico e uno esistenziale.
Al primo si pone facile rimedio immaginando un secondo perimetro di mura invisibili che si snoda intorno alla città ad una distanza massima di mezzo miglio dalle Aureliane. E' bene non spingersi oltre quel perimetro, se non in casi di estrema necessita', per preservarsi ("hic sunt leones...") dalla Babele edilizia, sub-estetica e piccolo-borghese che cinge d'assedio la Città Eterna.
Al secondo si pone altrettanto facile rimedio imbattendosi in questo video assolutamente perfetto.
Gli elementi ci sono tutti: un Colosseo che sembra l'opera estrema di un redivivo e sconvoltissimo Piranesi; il ricordo di una Roma, seppur (anche) popolare e calcistica, con quel certo stile inconfondibile che oramai s'è quasi dissolto nel nulla.
Una Roma nella quale, durante le lunghe giornate d'estate, si poteva girare con la barba, un sorriso stampato a 34 denti, un paio di Ray Ban marroni a goccia, un panama, una giacca bianca, una t-shirt e un paio di superga, in compagnia di due soggetti inutili e magari alla guida di un pianoforte bianco a coda...
Grazie Roma.

sabato 9 agosto 2008

L'Uomo (Replicante) e la Morte.



"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. Ho visto raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. Tutti quei momenti andranno perduti... nel tempo... come lacrime nella pioggia. È tempo di morire..."

Qualcosa da aggiungere?

giovedì 5 giugno 2008

La Forma di una Sera

Ci sono alcune sere che, da sole, prendono una forma stupenda.
La citta' si crea mano mano assecondando i tuoi desideri e le tue visioni.
Il tempo cambia forma e si fonde con le immagini della citta' e con la bellezza di uno sguardo. Tutto diventa chiaro e possibile e anche solo la potenzialita' ti riempie il cuore.
In queste sere anche il rimpianto, forse inconsciamente cercato, assume una forma stupenda, nella sua aleatoreita', perche' lascia sospesa nel ricordo la possibilita' che era.

sabato 24 maggio 2008

Un consiglio



Non accettate lezioni da quest'uomo
(specialmente il venerdi' sera).

Ultimo ma non Ultimo



In questa sequenza c'e' tutto: la consapevolezza della fine prossima della propria vita e l'impiego, senza speranza, del tempo che rimane; la tristezza e la coscienza di un tradimento subìto e ineluttabile; una musica stupenda che fonde insieme l'antico e il moderno dando vita ad una struggente bellezza; la fotografia nella sua versione non edulcorata; le radiose estati di una Roma che non esiste piu' e, non ultimo, un accappatoio coordinato con questo blog.

sabato 26 aprile 2008

Incipit Ritardatario

Caro Lettore, eccoci arrivati all'Incipit, necessario, ma materializzatosi con quel tanto di umanistico ritardo, che innocuo, contraddistingue la mitezza dello scorrere del tempo nelle terre che si affacciano sul nostro (mai abbastanza celebrato) mare Mediterraneo.
Non ti nascondo, visto il rapporto di assoluta sincerita' che ci lega, che a tale pratica di rilassatezza si e' sommata una piu' rigida (...e chissa' quanto utile...) ricerca di simmetria che ha ulteriormente ritardato l'apparizione di questo quadro di intenti.
Ma non indugiamo oltre, caro lettore, perche' il tempo e' il bene piu' prezioso e, come sovente avviene, iniziamo dal Titolo.

Perche' "Capriccio"?
Perche' per "Capriccio" si intende sia un "Desiderio, un' idea, un progetto, un'azione o un discorso improvviso e bizzarro" (SIN. Ghiribizzo, Grillo ...) che una "stampa o un dipinto assemblanti dati reali in una figura, scena o veduta fantastica, talora estrosa o bizzarra".

Nella prima accezione si parla percio' di qualcosa di inaspettato, gratuito, fantasioso, curioso, interessante, magari paradossale e percio' piu' vero del "vero" logico, qualcosa di SUPERFLUO e DUNQUE di assolutamente NECESSARIO.

Nella seconda invece si fa riferimento a quel genere nel quale la reinterpretazione di elementi reali, filtrati dalla fantasia dell'autore, concorrono a creare altri quadri, a loro volta esistenti, seppur non nel mondo delle (cosiddette) cose reali; un genere che sfida, inoltre, nel suo apparente paradosso, la distinzione (per molta parte fittizia) tra classico e barocco, tra vezzi e sensibilita' da Ancien Régime e Secolo dei Lumi (come dimostrano i numerosi e fantasiosi Contes Philosophiques ambientati nei piu' disparati e affascinati scenari esotici, dei quali spesso rimangono piu' vive le immagini che le idee... ).

Ma ora, caro Lettore, veniamo alla pagina delle "Rovine".
Pagina allo stesso tempo dolente e splendente.
Esistono, infatti, caro Lettore, due tipi di Rovine: la loro qualita' e' antitetica, e varia a seconda di cio' che furono prima di diventare tali.
Il primo tipo riguarda cio' che resta di citta', interiori ed esteriori, nate morte, i cui resti meritano solo di essere ridotti in polvere da uno Zefiro implacabile.
Il secondo tipo riguarda,invece, i resti delle citta' splendenti, delle opere grandiose, delle esplosioni di vita che hanno avuto come unica colpa di aver voluto travalicare i propri limiti per splendere ancora di piu', non tenendo conto, unica colpa mai perdonata dall' Ordine delle Cose, delle necessita' dei tempi e della saggezza.
Su quelle rovine, sul loro ricordo e sul loro imprescindibile monito, potranno nascere citta' ancora piu' splendenti e, finalmente, imperiture.

Un'avvertenza, caro lettore: questo blog verra' redatto seguendo delle regole est/etiche invisibili (e indivisibili): che cio' non ti spaventi!
Ci sono infatti regole che emanano un olezzo di religione e/o di cieca e imposta obbedienza, ma non e' questo il caso, e su questo, caro lettore, ti posso rassicurare fuori di ogni dubbio.
Esiste, infatti, un terzo tipo di regole, e sono quelle del gioco: regole che ci si assegna in piena liberta' e all'interno delle quali si decide di muoversi per connotare un percorso che, a seconda della disposizione dei cippi che ne delimitano i bordi, puo' assumere mille forme diverse.

Ma ora si e' fatto tardi, caro lettore, e credo di avere gia' abusato abbastanza della tua attenzione.Passa una buona notte, in attesa di un giorno ancora piu' splendente.

martedì 25 marzo 2008

III.

Talvolta nel momento del tuffo si materializza una passerella...una sola regola: non utilizzarla.
Perche', dirai tu, caro lettore?
Perche' queste passerelle non sono altro che degli stratagemmi che la propria mente genera per ricondurci alla parte piu' ideologica, e quindi piu' paurosa, di se stessa.
Tra il rimanere su un cubo e l'essere sospesi su una passerella ben piu' stretta che si regge da un lato su delle sicurezze parziali e dall'altro su intrugli mentali, caro lettore, un solo imperativo categorico: fare il salto...di corsa...e, auspicabilmente, senza pensare.

venerdì 21 marzo 2008

II.


Come talvolta accade piu' il tempo va avanti piu' si torna indietro (almeno in apparenza) e le domande rimangono le stesse (sperando, ovviamente, che cambino le risposte o ancora meglio, le domande medesime...)
In questo caso la domanda e' la seguente (una vecchia conoscenza...): "mi butto?"
In realta' e' un falso quesito, perche'?
Perche' un quesito per il quale si e' gia' maturata la risposta, povero lui, cessa di essere tale...
Infatti, caro lettore, l'idea di buttarsi quando l'equilibrio e' troppo stabile e parziale, essendo piuttosto sconsiderata agli occhi di molti, risulta essere necessaria, in tempi di rovine di Ragioni illuministiche...
E poi, diciamocelo chiaramente, rimanere su un cubo sospeso nel vuoto da' anche una qualche sicurezza, ma alla lunga non produce molto se non, forse, molta alienazione.
Veniamo, dunque, alla vera incognita: dopo essersi buttato, cosa puo' accadere?
Le alternative sono tre (...tornera' spesso in questo blog...Lui: il Numero Perfetto):
1) Ci si sfracella
L'ipotesi, che gode di un certo fascino presso piccoli gruppi di adolescenti esistenzialisti di 15a generazione, e' teoricamente probabile ma praticamente, per uno di quei soventi e innumerevoli corto circuiti tra realta' e teoria, quasi impossibile.
Piu' probabili degli sfracellamenti ripetuti (piuttosto simili tra loro in forma e tempistica).
2) Si cade all'infinito.
L'ipotesi e' suggestiva dal punto di vista della fisica teorica ma alla lunga tende ad essere snervante...
3) Ci si imbatte in un fortuito (...ma noi, caro lettore, crediamo nella fortuita'?...) campo magnetico.
L'ipotesi piu' auspicabile ma anche la piu' improbabile,
senza ombra di dubbio.
PS.
Visto il contenuto universale (nell'accezione piu' bassa del termine...) del post, se ne sconsiglia una lettura contingente.

I.


Iniziamo con una immagine, alla cui rappresentazione pero', se mi e' concesso, mi permetterei di aggiungere qualcosa, ovviamente con la tua necessaria collaborazione, gentile lettore...ecco, aiutandoti con le linee verticali, immagina la scena precipitante invece che statica.Come secondo passo prova a immaginare, con i tuoi tempi ovviamente, a condizione che siano imprevedibili e improvvisi, l'improvvisa scomparsa o allontanamento di uno dei due cubi, o se proprio lo desideri, di entrambi. Ottimo. Ora hai il quadro preciso della condizione in cui mi sono sentito in questo periodo.